La parodontologia è quella branca dell’Odontoiatria che studia i tessuti parodontali duri e molli (di sostegno ai denti) e le patologie ad esso correlate.
Il parodonto è costituito da: 

  • gengiva
  • osso alveolare 
  • cemento radicolare (tessuto che ricopre la radice del dente) 
  • legamento parodontale. 

Esse sono le parodontiti e le gengiviti.
La gengivite: 

  • è la forma più lieve delle patologie parodontali;
  • causa rossore, gonfiore e sanguinamento delle gengive; 
  • è causata principalmente dalla placca batterica ma può essere favorita anche da farmaci (nifedipina), malattie sistemiche (diabete), cambiamenti ormonali (gravidanza) e fumo.
    (Darveau et al., The microbial challenge in periodontitis, 1997;
    Papapanou et al., Periodontal disease: epidemiology, 1996;
    Rivera-Hidalgo, Smoking and periodontal disease, 2003);
  • è una situazione reversibile ma, se non affrontata adeguatamente, può evolvere in parodontite.

La parodontite si distingue dalla gengivite per:

  • perdita del livello di attacco clinico (tasche + recessioni) dovuto al danneggiamento dell’epitelio giunzionale e alla distruzione delle fibre gengivali transettali (non coinvolte nella gengivite) e del legamento parodontale;
  • distruzione di osso alveolare.

La malattia parodontale è irreversibile e può portare a:

  • recessioni gengivali, perdita della papilla interdentale, cambiamenti di colore della gengiva ed eventuali esposizioni ossee e delle radici (danno estetico);
  • difetti ossei (danni funzionali-strutturali => mobilità dentale con possibili difficoltà di trattamento igienico professionale);
  • alitosi, (fattore psicologico-sociale).

Inoltre studi recenti internazionali (AAP e NIDCR, 2001; WHO 2002; Amar S. et al. 2003) hanno dimostrato che i batteri orali possono penetrare nella circolazione sanguigna e diffondersi in tutto il corpo.
La risposta dell’organismo ai batteri, compresa la generazione di citochine (es.+ IL-6 => + proteina C reattiva => indicatore del livello di rischio di eventi cardiaci), può provocare un aumento del rischio di malattie cardiovascolari (Carallo et al., 2013 => aterosclerosi in arterie elastiche; D’Aiuto et al., 2013 => il trattamento parodontale riduce le patologie cardiovascolari; Tonetti et al., 2007 => il trattamento della parodontite e la funzione endoteliale) e parti prematuri con neonati sottopeso (Shah, Muley A, Muley P, 2013).
Il trattamento della parodontite nella madre prima del secondo trimestre di gravidanza riduce dell’80% i parti prematuri e con neonati sottopeso
(Lopez NJ, Smith PC, Gutierrez J, J. Periodontal, 2002).
Nel 2005 Lopez e altri autori hanno dimostrato anche una diminuzione del 68% di parti prematuri con bimbi sotto peso in seguito al trattamento di gengiviti in gravidanza.

Molto importante in ambito di salute generale è l’aggravamento della condizione diabetica ed una maggior difficoltà a controllarla. Infatti la malattia parodontale è un’infiammazione e come tale può aumentare i livelli sierici di diverse proteine infiammatorie e citochine, le quali accrescono la resistenza all’insulina (TNF-alpha) e inducono disregolazione del metabolismo lipidico (Grossi,  AAP, 2011; Mealey – Rose, Diabetes mellitus and inflammatory periodontal disease 2008). E’ stato dimostrato che scaling e root planing diminuiscono in pazienti diabetici i livelli di HbA1c del 20% (da 7,2 a 5,7) da 3 a 6 mesi dopo il trattamento (Faria-Almeida R, Navarro A, Bascones A. Clinical and metabolic changes after conventional treatment of type 2 diabetic patients with chronic periodontitis. J Periodont. 2006).